L’IMPORTANZA DEL LATO OSCURO

L’IMPORTANZA DEL LATO OSCURO

“Tanto più si conosce la propria cattiveria, tanto più si è capaci di proteggersi da quella degli altri.”

“Le persone che si lasciano maltrattare dagli altri sono o molto giovani, o troppo candide; ma soprattutto esse sono indirettamente responsabili di ciò che accade loro, non hanno sufficiente coscienza del male che hanno in sé. Se l’avessero, acquisirebbero una sorta di percezione intuitiva del male negli altri e non presterebbero il fianco. […] Lo sciocco idealista che si lascia imbrogliare da tutti può essere aiutato non con la pietà, ma conducendolo alla sua Ombra interiore” (p. 187)

M.L.von Franz – ”Il femminile nella fiaba”

 

Ieri ho letto queste parole e mi sono arrivate come macigni.

Macigni perché è così vero e nessuno ce lo dice, anzi. Siamo sempre impegnatissimi a giudicare quello che ci succede su degli assi bello/brutto, bene/male, giusto/sbagliato. Degli assi di giudizio che poco entrano con quello che sentiamo o pensiamo davvero di una determinata esperienza.

A cosa serve giudicare? Ci serve ad avere delle griglie chiare per muoverci nel mondo, proprio come gli stereotipi, che di fatto sono dei pregiudizi. Quindi gli assi di giudizio, che hanno a che fare con valori prestabiliti e decisi a priori, sono rigidi e ci allontanano da noi stessi.

Come hanno a che vedere i giudizi con la cattiveria di cui scrive la Von Franz? Tutto, perché se voglio abbracciare la mia parte cattiva, per poter riconoscere anche quella degli altri, devo per forza scavalcare i pregiudizi e i giudizi di valore. Quelle sono le catene che ci fanno stare in mondi paralleli, penso che la chiesa abbia giocato e giochi un ruolo enorme in questa visione del mondo buono a tutti i costi, dove la bontà ci salverà.

In realtà Cristo si è fatto uomo proprio per portare il suo messaggio, cioè ha abbracciato la sua parte imperfetta, che per me è sinonimo della cattiveria specifica di cui parla l’autrice.

Qui si parla di accogliere il fatto che non esita vittima e carnefice (a parte nei casi di abuso fisico o femminicidio, aggiungo io), ma di un rapporto co-costruito. Questo se da un lato fa storcere il naso, a tutti noi piace pensare che l’altro sia cattivo e sia tutta colpa sua, dall’altro ci ridà il controllo del nostro 50% della situazione. Questa credo sia una chiave fondamentale per essere centrati nella vita, in reale contatto con noi stessi e le nostre emozioni. Altrimenti vivremo solo a metà, e ci troveremo spesso a dire dei si che sono no, e dei no che sono si.

Se non accogliamo la nostra parte giudicante, che non ci piace, stiamo omettendo a noi stessi una parte di noi, e restiamo convinti della nostra bontà, correttezza, ecc, reprimendo quello che sentiamo. Così si creano rapporti di dipendenza affettiva o di infelicità (quanti ne vediamo?). In questo modo non ci ascoltiamo quando qualcosa non ci va bene perché ci sembra di non poter affrontare il disappunto che potremmo creare nell’altro.

Quando la Von Franz parla di responsabilità indiretta di quello che ci accade, dice una cosa importante: che creiamo noi la realtà nella quale viviamo e possiamo quindi scegliere. Scegliere cosa ci va bene e cosa no, cosa dire e cosa no, se restare, oppure andare.

Ci vuole coraggio, e ci vuole paura, per essere coraggiosi.

Vedete bene che sono tutte parti che tendiamo a pensare scomode quelle che ci servono per vivere una parte autentica.

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